5/12/2022 – L’immagine del Metaverso è ancorata a quella realtà semi-virtuale o virtuale in cui luoghi e avatar (oggi improponibili per design) compongono l’idea di un mondo parallelo in cui vivere virtualmente e digitalmente, scambiare informazioni, utilizzare cripto-valute per acquistare terreni virtuali o beni intangibili, quindi interagire in remoto con chi in quel momento è collegato e connesso, non solo tecnicamente ma anche per impegno, alla rete.
I grandi marchi fanno investimenti e si fregiano dell’etichetta di impresa pioniera per poter ammaliare la clientela e sedurla con le attività in remoto e soprattutto con una gratificante rassegna stampa che fa ben parlare di sé.
Il Metaverso però stenta a trovare una valida e concreta evoluzione sul piano aziendale, fa fatica a entrare nelle pratiche quotidiane e soprattutto a offrire benefici tangibili, tali da consentire diffusione e circolarità degli investimenti, il che è condizione indispensabile affinché l’azienda entri in una progettualità che poggi sulle nuove tecnologie e sul digitale.
Ma osservando e studiando, sembra che il Metaverso si stia alimentando a partire da un errore di fondo, cioè che possa essere realmente (se pur ossimoro) quel mondo parallelo in cui far arrivare transazioni e affari, in cui sviluppare presenza, brand identity e brand reputation che l’azienda all’esterno della piattaforma digitale non ha.
Perché si tratterebbe di un errore ?
Perché fondamentalmente non è possibile replicare un’esistenza on-line senza avere una identità e un posizionamento reale. Non bisogna fare l’errore di confondere la presenza di un brand con la realtà di un brand.
Attività commerciali, comunicazione, interazione possono certamente esistere nell’on-line e completarsi con transazioni, moneta e addirittura valute virtuali, ma questo non potrà mai prescindere dall’esistenza di un brand e di persone che vivono ed esistono in un mercato reale, con una rete di relazioni e interazioni reali, con un pc o uno smartphone collegati in rete che vengono accesi o spenti.
E allora cosa accade effettivamente quando siamo in rete ? Accade che abbiamo la possibilità di aprire una finestra e parlare con chi in quel momento passa lì davanti, abbiamo quindi un momento di interazione da sfruttare per esprimere ciò che abbiamo realizzato e ciò che abbiamo in casa, chiudendo la finestra torneremo in casa a lavorare, produrre, sviluppare, percorrendo spazi e luoghi nel reale.
Quindi il Metaverso può essere una eccellente opportunità per esprimere valori, benefici, creatività, comunicazione, socialità … al di fuori del momento della fruizione di un servizio.
Se oggi un brand intende concentrare le sue attività nel Metaverso e creare il suo store virtuale all’interno del quale muoversi, conoscere ed anche acquistare, potrà farlo ma avendo la possibilità di sfruttare la sua reputazione, la sua identità, le sue caratteristiche di unicità costruite e abilmente rappresentate da un posizionamento di mercato reale.
E allora qual è la miglior soluzione ?
Il Phigital. La convergenza fra azioni reali e azioni virtuali, l’utilizzo di uno spazio fisico, uno store, un ufficio, all’interno del quale poter svolgere attività in “realtà integrata”, espandendo l’universo fisico e sviluppando un momento virtuale di grande utilità per far evolvere il posizionamento aziendale e renderlo quindi più moderno, visionario, strategico in un contesto che sta cambiando e che inevitabilmente richiede un adeguamento, ma non uno stravolgimento.
Pertanto, prima di loggarsi su Decentraland o altri Metaverso e decidere di acquistare uno spazio virtuale, investire sulla creazione di un’interfaccia digitale che rappresenti l’azienda come una casetta disegnata su Minecraft, il suggerimento è di dedicare tempo e un po’ di energia a ridefinire una strategia di brand in ottica Metaverso, non per saltare improvvisamente nel Metaverso.
Così sarà possibile sfruttare un’opportunità, preparandosi adeguatamente ad una avventura di mercato che sempre più richiederà alle aziende di partecipare, ma che richiede allo stesso tempo di effettuare investimenti oculati e sfruttare in maniera tattica le nuove tecnologie, non semplicemente seguire un trend che non può applicarsi indistintamente a realtà aziendali differenti, diverse in quanto piccole o grandi, produttrici o di servizio, operanti autonomamente o in quanto parte di una rete.
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