15/09/2022 – Nel 2009 James Cameron spiazza l’opinione pubblica e il mercato dei blockbuster cinematografici con un “prodotto” davvero innovativo, sia nei contenuti tecnologici che in quelli concettuali: esce Avatar, un connubio di computer grafica, fantasia, innovazione e trama che ha consentito alla storia ambientata nel mondo di Pandora di inanellare record su record di incassi (si stimano in 2 miliardi e 800 mila dollari).
Come ogni grande impresa (e qui si parla di impresa anche a livello di sforzo creativo e produzione, con un Cameron che si era già superato oltre dieci anni prima con Titanic) arriva il momento dell’evoluzione e della competizione, soprattutto in un settore in cui la tecnologia ha annullato molte distanze e di conseguenza la capacità di un innovatore di mantenere un margine competitivo rispetto agli altri.
A dicembre 2022 esordirà quindi Avatar La Via dell’Acqua, il primo di quattro sequel previsti nel “piano industriale” di questa realtà. Un progetto che è naturalmente altrettanto ambizioso e che porta il fardello di aspettative enormi da parte della “clientela”, per continuare a mantenere un parallelo fra il mondo del cinema e il mondo del business.
Le differenze a livello di tecnologia, perfezione dell’immagine, impatto degli effetti speciali probabilmente non saranno così abissali come furono nel 2009, quindi la strategia verso il successo dovrà seguire un’altra strada. E qui che Cameron ha studiato bene ed a fondo ciò che il suo “brand” deve fare, sviluppando un piano che tenga conto di più aspetti e non solo di ciò che ruota attorno al prodotto.
E il team che ha progettato in questi anni ha ideato un vero e proprio “percorso” che corre in parallelo con il cambiamento culturale dello spettatore, ieri attratto dagli effetti speciali, oggi sensibile alle sorti del pianeta, domani accomunato da un nuovo senso di universalità fra le genti, forse proprio perché sempre più preoccupato da ciò che sta succedendo attorno a sé.
James Cameron infatti ha voluto evidenziare che Avatar risponde sempre più ad un’esigenza di ritorno alla serenità e che … << qualunque sia la cultura a cui si appartiene, da quella cinese a quella nordamericana, ti immergi nel racconto. Le persone ritrovano l’universalità delle loro vite in questo mondo >>.
Un vero e proprio “posizionamento” di questo brand, che attraverso la fantascienza e anche le lotte per la sopravvivenza, si schiera dalla parte della sostenibilità di cui tanto si parla a livello teorico, senza spesso riuscire a lavorare sulla coscienza delle genti. Avatar racconta una storia su un pianeta dove trionfa la natura, mentre nel nostro mondo ne siamo sempre più lontani, una distanza che ha degli effetti negativi sulle persone.
Infine il target, altro aspetto finemente studiato dal team marketing, proprio come un’impresa dovrebbe fare periodicamente. La messa in onda del sequel è preceduta, proprio in questi giorni, dal ritorno in in sala del primo film, con l’obiettivo di far vivere a una nuova generazione l’emozione di poter vedere, al massimo del suo splendore in una versione rimasterizzata, Avatar sul grande schermo, considerando che chiunque abbia meno di 22 anni è diventato un fan del film, scoprendolo attraverso l’industria del gaming o vedendolo in Tv, ma non vivendo le stesse sensazioni di chi lo ha scoperto per la prima volta sul grande schermo, tecnologia per la quale il film è stato progettato. Lo stesso Cameron infatti sottolinea come << chi lo ha scoperto fuori dai cinema … è come non averlo visto >>.
La nuova generazione, oggi, ha un potenziale completamente diverso da quella che si è trovata ad acquistare il prodotto 13 anni fa, un decennio nell’era del 3D, della virtual reality o dell’augmented reality sono un ciclo temporale enorme. E pertanto il posizionamento del brand deve tener conto di questa evoluzione esponenziale, preparandosi a ricevere una “clientela” che avrà esigenze, aspettative, valori e convinzioni del tutto nuove, anche solo nel giro di pochi anni.
Nell’elaborazione di una strategia di sviluppo per il brand aziendale si fa spesso riferimento a schemi di lavoro già applicati da altre imprese. 𝐌𝐚 𝐭𝐚𝐥𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚, 𝐜𝐨𝐬𝐢̀ 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐞̀ 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐚𝐛𝐢𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐜𝐚𝐬𝐚 “𝐌𝐈𝐓𝐎 𝐋𝐮𝐱𝐮𝐫𝐲”, 𝐞̀ 𝐮𝐭𝐢𝐥𝐞 “𝐬𝐜𝐨𝐧𝐟𝐢𝐧𝐚𝐫𝐞” 𝐞 𝐨𝐬𝐬𝐞𝐫𝐯𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞𝐬𝐞𝐦𝐩𝐢 𝐢𝐧𝐞𝐝𝐢𝐭𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐢𝐮𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐥’𝐚𝐩𝐩𝐫𝐨𝐜𝐜𝐢𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐜𝐮𝐢 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐢𝐚𝐦𝐨.
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