31/03/’21 – Il mercato è sempre più digitale, l’anno Covid con le sue restrizioni ha portato molti utenti a spingersi nel digitale e quasi senza rendersene conto acquisire rapidamente identità e funzione digitale che muovono sempre più passi nelle attività on-line, non solo commerciali ma anche e soprattutto relazionali, creando uno scenario molto nuovo.
Forse questo però lo si attendeva da tempo, mentre la nostra generazione organizza voli spaziali e missioni su Marte, il mondo di tutti i giorni è certamente in grado di abbracciare l’innovazione a tutto tondo. L’impresa quindi, dal canto suo, deve correre e tenere il passo sostenendo azioni e progetti che contano sull’innovazione interagendo con i consumatori con funzioni e abitudini nuove, in grado di generare efficienza e quindi anche migliori performances e migliore gestione delle risorse.
Lo scenario è quindi futuristico, sempre più si viaggerà a braccetto con il digitale, sempre più si dovranno disegnare processi rapidi, con tecnologia convergente, attraverso piattaforme chiare e utili.
La strategia di brand e la brand experience devono essere adattate in questo nuovo scenario, non semplicemente portate su un sito di e-commerce. La stessa comunicazione richiede un approccio tattico fatto di azioni ben congegnate sul fronte degli obiettivi e delle capacità, sfruttando strumenti, piattaforme e tempi del digitale, ma lavorando al contempo su azioni ragionate che tengano l’impresa al riparo da “sviste legali” nel trattamento di informazioni, contenuti e soprattutto dati del consumatore.
Da tempo l’impresa si trova a gestire il consumatore cercando di trovare l’equilibrio ottimale fra “spinta” e “tutela”, vale a dire fra l’utilizzo di tecnologie e strumenti per promuovere l’immagine e l’offerta, fidelizzare e “ingaggiare” il cliente carpendo quante più informazioni possibili, e l’esigenza di rientrare nel complesso framework giuridico di trattamento dei dati sensibili e relativa tutela che inevitabilmente riduce di molto i margini di manovra, quanto meno quelli desiderati. Oggi la massiccia diffusione della digitalizzazione consente – paradossalmente – di semplificare questo lavoro, proprio grazie alla maggior presenza in rete del consumatore che è diventato inevitabilmente più consapevole e attento alla sua identità (e funzione) digitale, ma anche grazie al proliferare di tante funzioni e tanti strumenti che consentono in tempo reale di interagire e fornire le informazioni necessarie a far si che l’utente sia in grado di esprimere il suo consenso a entrare a far parte di un contesto di comunicazione.
Il fenomeno investe allo stesso modo i big (si pensi proprio al settore consumer che coinvolge il gaming come tattica di ingaggio e comunicazione, così come l’automotive che ormai offre contesti di guida pervasi dall’interattività digitale) e le Pmi. In un caso o nell’altro è fondamentale progettare e disegnare dei processi, che non sono tecnici o ingegneristici, ma prevedono una mappatura del contesto di mercato in cui l’impresa deve posizionarsi, con un ruolo ben preciso e con funzioni semplici, comprensibili, che portino al risultato programmato, cioè l’offerta di un prodotto o di un servizio.
Questo può essere fatto lavorando con cura sul posizionamento e sul brand, definendo così una comunicazione che rispecchi entrambi questi elementi, sfruttando l’innovazione e ancor più il digitale nel modo più corretto, pianificando anche gli aspetti giuridici per poter offrire al consumatore l’esperienza migliore nell’interazione con l’azienda.
Morale della favola: pianificate e progettate attentamente.